PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde
Gentile
dott.ssa Convertino, sono la mamma di un ragazzo di 16 anni, che frequenta il
terzo anno di un istituto tecnico, purtroppo con scarsi risultati. Le scrivo
perché sono preoccupata dalla sempre crescente demotivazione e svogliatezza che
Federico lamenta durante la giornata: dice di non riuscire a concentrarsi, di
essere sempre stanco e assonnato, di non essere motivato a studiare perché molte
materie non lo interessano e i professori non lo stimolano. Di conseguenza si
riempie di impegni extrascolastici, sport, e interminabili uscite con gli
amici, anche solo passando le ore senza fare nulla al parchetto vicino a casa.
Per non parlare del tempo da lui trascorso in camera davanti al computer a
chattare, senza che nessuno possa osare entrare. A volte diventa quasi
intrattabile, è nervoso e chiedergli qualcosa appare impossibile…cosa posso
fare per cambiare questa situazione? C’è un modo per aiutarlo e aumentare la
sua motivazione a studiare e ad impegnarsi di più? È un ragazzo intelligente,
sensibile e sveglio, ma con i brutti voti che sta prendendo rischia di ripetere
l’anno.
La
ringrazio per i consigli e l’aiuto.
Distinti
saluti.
Laura
Gentile Laura, la ringrazio per avermi
scritto. Come può immaginare suo figlio si trova nel pieno del periodo
dell’adolescenza, fase molto importante ed estremamente delicata per la vita di
ogni persona, in quanto ricca di cambiamenti e trasformazioni. È in questo
momento, infatti, che il ragazzo comincia a sperimentare una prima vera e
propria individualità e separazione dai genitori, che fino ad ora hanno sempre
costituito il punto di riferimento e il modello di identificazione principale.
Da anni il nostro Centro si occupa di
interventi specifici sulla motivazione di ragazzi proprio come il suo. Nel
periodo della trasformazione adolescenziale spesso l’impotenza e la
frustrazione dei genitori diventano le uniche emozioni di riferimento. Quali
strategie concrete si possono adoperare per intervenire efficacemente?
È importante innanzitutto che lei e suo
marito stabiliate fin da subito un contratto
insieme a Federico. Cosa implica questo? La necessità di definire degli
obiettivi chiari e precisi da raggiungere nel breve e nel lungo periodo, che
possano essere man mano verificati nel corso delle settimane. Prima ancora
però, è fondamentale che voi genitori, di comune accordo, discutiate con vostro
figlio i premi e le punizioni che ciascuno degli obiettivi porta con sé, in
modo che il ragazzo sia consapevole delle conseguenze del suo impegno o della
sua svogliatezza, e senta di aver preso parte ad un processo di contrattazione
che è lui stesso a poter “gestire”, senza doverlo subire forzatamente, e senza
poter avanzare lamentele del tipo “Non lo
sapevo” o “Non è giusto”. Un’altra
strategia utile per motivare e portare un cambiamento nella situazione
scolastica di Federico, può essere quella di
organizzare lo studio e gli impegni in modo nuovo e preciso, con l’utilizzo
di una tabella settimanale, nella quale il ragazzo potrà scrivere i compiti e
le materie da studiare nell’arco dei pomeriggi, gli allenamenti sportivi e le
eventuali uscite con gli amici, cercando di trovare insieme una buona ed
equilibrata organizzazione.
A volte può accadere però, che
demotivazione, stanchezza e difficoltà scolastiche siano in realtà espressioni
di una depressione mascherata, segnali che indicano la necessità di fermarsi, per
comprendere i comportamenti e le relazioni che possono generare sofferenza e
disagio. In queste situazioni è opportuno affidarsi ad un esperto che, grazie
ad un percorso diagnostico, potrà individuare con precisione i sintomi e
cogliere le risorse del ragazzo. Attraverso i
colloqui e la somministrazione di test, sarà possibile riconoscere i
blocchi emotivi, affettivi e comportamentali, modificare le strategie di
comportamento inefficaci e potenziare le capacità e il benessere dell’adolescente.
Ciò che è importante, cara Laura, è
rimanere sempre connessi con i nostri figli: ogni genitore può imparare le
parole utili ed efficaci per supportare e motivare i propri figli, ascoltando i
loro bisogni, responsabilizzandoli e rendendoli più consapevoli delle loro
scelte.
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